CITTADELLA

Cittadella sotterranea di Roberto Zaniolo (video)
Marostica

Città murate venete - Cenni storici

Sul dialetto veneto a cura di Sergio Scapin

CARATTERI COSTRUTTIVI DELLA CINTA MURATA DI CITTADELLA

Cittadella, piazzaforte munitissima fu costruita nel 1220 da Benvenuto di Carturo su ordine dei Padovani per contrapposizione a quella Trevisana di Castelfranco a 12 Km. e inoltre a salvaguardia del loro estremo territorio dalle frequenti scorrerie delle milizie alemanne al seguito degli imperatori diretti a Roma a cingervi la corona.

La località posta all'incrocio delle strade che collegano le Alpi a Padova e i Berici al Sile, conteneva un modesto ospizio di monaci. Proprio attorno a questo convento Benvenuto realizzò in soli due anni la "cittadella" servendosi in gran parte di materiale di recupero proveniente dal vicino castello di Maggianiga e dai castelli di Onara e di Curtarolo; per il resto supplirono abbondantemente i ciottoli e le sabbie del non lontano fiume Brenta.

La "cittadella" che è rimasta pressochè intatta, ha la forma di un poligono irregolare che si snoda per 1.461 metri punteggiato da 32 torri di diverse strutture (torrioni alle porte N. 4, torri N. 12, torresini N. 16) in cui i differenti lati convergono a due a due generando angoli largamente ottusi. Le torri e le cortine murarie, sormontate da merli che presentano alternativamente una feritoia, risultano prive di fondazioni e la parte inferiore è rinforzata con la terra recuperata dalla escavazione della fossa che circonda la cinta muraria, riportata esternamente ed internamente a guisa di terrapieno a scarpa.

Costruttivamente le mura vennero realizzate innalzando dapprima due spallette a strati alterni di mattoni e ciottoli e la parte vuota veniva riempita successivamente con pezzi di cotto e ciottoli, il tutto legato a malta. Immediatamente al di sotto delle merlature, una serie di archetti pensili interrotti soltanto nelle torri, corre all'esterno delle mura. Nei tratti di cortina separati dalle torri a circa sei metri dalla base, si osservano tuttora due feritoie tali da contenere comodamente un difensore.

Le torri che separano le cortine sono internamente alleggerite da due nicchioni sovrapposti ognuno con ampie feritoie; quello inferiore molto allunato raggiunge il livello del cammino di ronda, questo, largo oltre un metro, gira tutt'intorno alla cinta ed ancor oggi è in gran parte praticabile. Le cortine toccano i dodici metri di altezza e le mura hanno uno spessore di metri 2,10. La torre più alta è quella del castello o delle porte Bassanesi (circa 35 metri).

Si accede alla fortezza attraverso quattro porte (Porte Padovane, Porte Vicentine, Porte Bassanesi. Porte Trevisane) ciascuna delle quali è fiancheggiata, a destra per chi entra, da una torre più elevata e più solida delle altre. Fino al cinquecento vi si accedeva per quattro ponti levatoi. Le porte sono foggiate a forma di castello, con interstizi a triplice ordine di archi eccettuata la P. Bassanese che s'involta su cinque; in questa era posto l'alloggio del comandante delle milizie che presidiavano la fortezza. Negli archi delle porte ancor oggi si notano le scanalature ove venivano calate le saracinesche.

I1 tessuto urbanistico dell'interno della città murata ha uno squisito schema chiaramente derivato dal reticolato romano preesistente. Esso si origina dai due assi stradali maggiori i quali con le parallele, ordinate gerarchicamente a seconda del carattere specifico degli edifici, delimitano gli isolati, il sagrato e le piazze ove si svolgevano i mercati speciali.

La vita della città fortezza gravitava principalmente sull'ampio asse cardinale; infatti lungo i due lati di esso si snoda tuttora una bellissima sequenza di portici, interrotta soltanto dai profondi tagli delle "traverse", che crea un interessante rapporto con lo spazio delimitato dalle facciate degli edifici antistanti.

Di costruzione più tarda della cinta muraria di Cittadella è la torre di Malta (1). La sua costruzione risale al 1251 ed è famosa perché il sommo poeta Dante la ricorda in alcuni versi del Paradiso:

"Piangerà Feltro ancora la difalta
dell'empio suo pastor, che sarà sconcia
sì, che per simil non s'entrò in malta".

(Dante, Par. IX 52-54)

Essa si trova addossata alle mura della Porta Padovana e si conserva ancora molto bene. Due lapidi, una posta su di un lato, l'altra su di un angolo della torre, perpetuano i versi di Dante e le grandi pene che là dentro si soffrivano. Ecco il testo della lapide posta sull'angolo della  torre:

"Ansedisius de Widotis (2) fieri fecit mortalem
carcerem cui nomen imposuit et fecit vocari Maltam.
Ibi vere fletus et stridor dentium. Ibi dolor et
ululatus. Ibi continuae tenebrae. Ibi vermes. Ibi
foetor et angustiae dessicantes sitis fames timor tremor
gemitus et suspiria inaudita".

ROLANDINUS (3)

(1) MALTA: nel Medioevo si usava Malta per indicare una prigione, spesso sotterranea, buia, fangosa. (Cfr. Iacopone, Laude, XVI, 25; XXIV, 182; e Flamini, in Miscell. graf., Bergamo, 1903, pp. 545-46).
(2)
ANSEDISIO DE' GUIDOTTI: zio di Ezzelino da Romano, per ordine del quale fece costruire la torre di Malta.
(3)
ROLANDINUS: Autore di "Cronache patavine".

TESTI:

GLORIA ANDREA: Il territorio padovano illustrato - Padova, Prosperini - 1862. 
SALOMONI GIACOMO: Inscriptiones Patavinae sacrae et profanae tam in urbe, quam in agro post annum MDCCI, inventae ac positae ... Padova, Corona 1708
FRANCESCHETTO GILDA: Nuovi documenti sulla vita di Cittadella nel periodo napoleonico. Padova - Soc. Coop. Tipografica - 1957.